giovedì 29 marzo 2012

Senza fiato





Questa Luna
Oscurata a metà.
Luce flebile incalzata da un assordante vuoto.
A mezz'aria,
un sospiro soffocato all'altezza del cielo.


Silvia Zordan

lunedì 26 marzo 2012

Cantando marzo





Questa  pelle cede bianco a un cielo carta zucchero
vento inciampa nel mio biondo.
Come sul prato ondeggiano i miei riflessi.


Il sole c'è o non c'è
c'è luce qui dentro di me.


Silvia Zordan



domenica 25 marzo 2012

Mio sovversivo amore

Lui è qua, falsità come, radioattività
Che mentre c'è da osare
Uccide lo spettacolo carnale
E l'anima brucia più di quanto illumini
Ma è un addestramento mentre attendo

Che io m'accorga che so respirare
Che sei il mio sovversivo
Mio sovversivo amore
Non c'è torto o ragione
E' il naturale processo di eliminazione

Forse se, forse se, porta ad esitare
Io vengo dall'errore, uno solo
Del tutto inadatto al volo
E anche se vedo il buio, così chiaramente
Io penso la bugia affascinante

E non mi accorgo che so respirare
Che sei il mio sovversivo
Mio sovversivo amore
Non c'è torto o ragione
E' il naturale processo di eliminazione

Lui è qua, lui è qua come, radioattività
Che mentre c'è da osare,
Uccide lo spettacolo carnale
Cinque pianeti, tutti nel tuo segno
Il fallimento è un grembo e io ti attendo

Mentre ti scordi che puoi respirare
Che sono il sovversivo
Tuo sovversivo amore
Non c'è torto o ragione
E' il naturale processo di eliminazione








sabato 24 marzo 2012

Avrai poche cose, tra quelle cose ci sarò io


Avrai poche cose ma quelle le avrai:
 
le lampadine fulminate,
il buio, i fantasmi fosforescenti.
Ad occhi chiusi t’incamminerai.
Vivrai sotto i ponti di giorno.
La gente al volo afferrerai.
Chiamerai la luna dai tetti.
Ridurrai in nuvole il fumo.
Tra i gatti sarai solo, come un dio.
 
Avrai poche cose, tra quelle cose
ci sarò io.

martedì 20 marzo 2012

Ebbra la primavera corre nel sangue






Sono nata il ventuno a primavera
ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta.
Così Proserpina lieve
vede piovere sulle erbe,
sui grossi frumenti gentili
e piange sempre la sera.
Forse è la sua preghiera.


"Vuoto d'amore",
Alda Merini

mercoledì 14 marzo 2012

Non bussare… dietro la mia porta non ci sono più,



Avevo lasciato alle mie spalle una porta socchiusa.
E in un muto angolo avevo aspettato che il tuo piede mettesse fine a quell'attesa.
Chiuderla non mi era possibile.
Certi amori non finiscono se prima non sfiniscono noi.
Si è posato anche quel vento, si è posato sui mobili, gli stipiti, la maniglia.
Su di me.
Lo spiraglio di luce che filtrava e dorava la polvere sospesa si è offuscato.
Nella tua luce non ho visto nient'altro che il mio buio.
E in questo buio mi sono lasciata accecare.


Ultimo alito di vento.
Volano i capelli sugli occhi e li soffio via.
Nuova luce.
Non più da te. La porta si è chiusa.



Ninna nanna ( Il tuo futuro )

Ci saranno sempre gesti che mi muoveranno un brivido dall'interno.
Un bimbo che infila i piedini tra la tua coscia e il cuscino del divano.


Si spande il calore.
Si spande fuori e dentro.

Ti sei fatto posto nel divano come nel mio cuore.
Questa mano cerca difesa,
Che non incontri mai offesa.
Né terreno impervio
Dove rincorrere un pallone.
Calzette blu hanno trovato posto sotto la mia coscia.
Docile vizio che mi scioglie il cuore.
Rintana qui i tuoi piedi
Quando lavoro e fatica divoreranno il tuo giocare.
Che le tue fantasie ti restino accanto
E le tue ingenue paure non si facciano sopraffare dallo sconforto.
Rimani geloso di ciò che possiedi
E di tanto in tanto mantieniti disubbidiente.
Addormentati tardi la sera prima di una gita e svegliati ancora entusiasta.
Fai volare i tuoi aeroplani. 
Vola con loro. 
Non scendere fino a merenda.
Sporcati le mani e il naso di gelato, sei un clown bellissimo conciato così!
Non dimenticare come costruire una capanna di cartone. 
E fa lo stesso col tuo futuro.



Con amore.



martedì 13 marzo 2012

riempire un mondo vuoto…. Si può.

180.345 sogni sono tutti i sogni che farai nella tua vita se ti metterai a dormire almeno per 3 ore a notte e a questi aggiungerai
Quelli che farai ad occhi aperti
Quasi 11 metri di capelli cresceranno sulla testa sulla quale ti farai 6.000 shampoo e cambierai
16 lavatrici e 15 computer con segreti che non sempre salverai
dirai almeno per 50 volte ti amo e finirai 300 volte da qualche dottore e prenderai 60.000 piccole pilloline e poi
farai prenderle anche tu…
riempire un mondo vuoto…. Si può.

Andrai a letto con una ventina di persone delle 1.900 che avrai conosciuto in giro e cambierai
Una decina di auto e coprirai quasi 1.000.000 volte la distanza fra la luna ed il tuo bar
Desidererai un'altra vita, un'altra donna, un'altra casa per tornare e fare finta che sia tua
E piangerai 30 litri di lacrime ma di queste solo un litro di gioia

Batterai le ciglia
400.000.000 di volte
Berrai 1.000 birre
E 2.000 bottiglie di vino

tutti questi numeri non servono poi a niente perché i conti alla tua vita potrai farli solo tu
e chi non conterà su di te vedrai che non conterà mai niente!
20 persone che ami se ne andranno
ti chiederai se c'entrerà Dio
Oh, non basta un addio, non basta un addio

Batterai le ciglia
400.000.000 di volte
Berrai 1.000 birre
E 2.000 bottiglie di vino



[Di vino, Marta sui tubi]





lunedì 12 marzo 2012

Sedie a tre gambe

Il bisogno non è mai unilaterale. Si fa in due. O tre. O più.
Ma mai da soli.
L'egoismo è unilaterale.
Il bisogno, in fin dei conti, è ammissione di insufficienza, il "non ce la posso fare". La consapevolezza che non bastiamo a noi stessi.
Ma allora, messa così, nessuno può essere chiamato egoista!
Ma allora quando si entra nella concezione negativa?
Quando il nostro bisogno danneggia gli altri? Ma dai, non siamo ipocriti, ci danneggiamo continuamente. Lo chiamano "spirito di sopravvivenza", "di autoaffermazione".
Io sono più per compatirli gli uomini.
In fondo, considerarci dei lupi è veramente svilente. Se siamo diventati uomini un qualcosa di umano ci sarà stato svelato, no?
Siamo mancanti.
E la mancanza stimola il bisogno.
Siamo sedie a tre gambe. Stabili fino a quando non si decida di dondolarsi.
Al ché, si cade.
Bam!


domenica 11 marzo 2012

non posso essere io a lanciare ingiurie contro la vostra impotenza. C’ho da pensare alla mia.

Io, quella volta lì, avevo sessant'anni. Eravamo nel 2000 o
giù di lì. Praticamente ora. E vedendo le nuove generazioni, i venticinquenni
di ora così diversi mi domando: che eredità abbiamo lasciato ai nostri figli?
Forse, in alcuni casi, un normale benessere. Ma non è questo il punto. Voglio
dire... un’idea, un sentimento, una morale, una visione del mondo... No, tutto
questo non lo vedo. Allora ci saranno senz’altro delle colpe. Sì, il coro della
tragedia greca: i figli devono espiare le colpe dei padri.
Siamo stati forse noi padri insensibili, autoritari, legislatori di stupide
istituzioni? No. Allora dove sono le nostre colpe. Un momento, era troppo
facile per noi essere pacifisti, antiautoritari e democratici. I nostri padri
avevano fatto la resistenza. Forse avremmo dovuto farla anche noi, la
resistenza. E’ sempre tempo di resistenza. Perché invece di esibire il nostro
atteggiamento libertario non abbiamo dato uno sguardo all’avanzata dello
sviluppo insensato? Perché invece di parlare di buoni e di cattivi non abbiamo
alzato un muro contro la mano invisibile e spudorata del Mercato? Perché
avvertivamo l’appiattimento del consumo e compravamo motorini ai nostri figli?
Perché non ci siamo mai ribellati alla violenza dell’oggetto?
Il Mercato ci ringrazia. Gli abbiamo dato il nostro prezioso contributo.
Ma voi, sì, voi come figli, non avete neanche una colpa?
Dov’è il segno di una vita diversa? Forse sono io che non vedo. Rispondetemi:
dov’è la spinta verso qualcosa che sta per rinascere? Dov’è la vostra
individuazione del nemico? Quale resistenza avete fatto contro il potere,
contro le ideologie dominanti, contro l’annientamento dell’individuo?
D'accordo, non posso essere io a lanciare ingiurie contro la vostra impotenza.
C’ho da pensare alla mia. Però spiegatemi perché vi abbandonate ad un’inerzia
così silenziosa e passiva? Perché vi rassegnate a questa vita mediocre senza
l’ombra di un desiderio, di uno slancio, di una proposta qualsiasi? Forse il
mio stomaco richiede qualcosa di più spettacolare, di più rabbioso, di più
violento? No! Di più vitale, di più rigoroso, qualcosa che possa esprimere
almeno un rifiuto, un’indignazione, un dolore…
Quale dolore? Ormai non sappiamo neanche più cos’è, il dolore! Siamo caduti
in una specie di noia, di depressione... Certo, è il marchio dell’epoca. E
quando la noia e la depressione si insinuano dentro di noi tutto sembra privo
di significato. Si potrebbe dire la stessa cosa del dolore? No!
Il dolore è visibile, chiaro, localizzato, mentre la depressione evoca un male
senza sede, senza sostanza, senza nulla... salvo questo nulla non
identificabile che ci corrode.

Per il resto non è bello ciò che è bello, è bello ciò che ha audience.

Ma sì, in questo spappolamento generale, politica, cultura, spettacolo, tutto, non sono le idee che contano, no, non è la visione delle cose, no, non è la qualità dell'impegno, no: è l'astuzia del mestiere, è la bravura che conta, ma che dico la bravura... che conta... che conta… è l'audience!
Si fanno le statistiche, i sondaggi di opinione, le indagini di mercato e alla fine... hit-parade! Chi è in testa è più bravo, eh!
Pertini è primo da duecentoventi settimane. Wojtyla resiste al secondo posto incalzato dalla Carrà che è in netta ascesa. Baudo è stazionario. Seguono Craxi e Carmen Russo a pari merito.
Ma sì, ma sì, è inutile stare ad andare tanto per il sottile, è inutile stare lì a valutare la gente per quello che dice, per quello che fa, per come si comporta, ma chi se ne frega, l'importante è l'indice d'ascolto, l'importante è avere dietro le masse.




Ecco, così: quattro deficienti.

Che faccia! Gli specchi non servono a niente. Non hanno tatto, sono maleducati. Dovrebbero riflettere un po' prima… prima di riflettere la mia immagine. Io non sono mica così, almeno credo.
Intanto sono meno piatto. Il naso lì per esempio non sporge, non risulta. È un tutt'uno con la faccia. Non sono mica un pugile! Per potermi vedere bene ci vorrebbero uno, due, tre, quattro specchi. Ecco, così: quattro deficienti.
Che faccia... io da sempre ho questa dominante verde che un po' mi preoccupa. Non sarà mica il fegato?.. No, ho fatto tutte le analisi. Mi hanno detto: "sano come un pesce". Approssimativi. Casomai "sano come un ramarro"!
E poi cosa si può vedere da una faccia ferma! Bisognerebbe riuscire a vedersi... in azione. E allora tenti qualche espressione, qualche atteggiamento, ti muovi, ti agiti, piangi, ridi, eh, eh, eh... che se poi magari uno ti vede da fuori dice: "Ma cosa fa quel narcisone davanti allo specchio?". Come "Cosa faccio?". Provo le mosse, come Little Tony! Cerco di vedermi in movimento. Per te è facile sapere come sono io perché mi vedi da fuori. Tu lo sai come sono io ma non sai come sei tu. Ignorante!
Maledizione, ognuno di noi sa benissimo come sono gli altri ma non sa com'è lui... voglio dire, come appare fisicamente. E questo è un disagio, perché tu puoi percepire la tua immagine soltanto negli occhi degli altri.
Se per esempio una donna che ti piace ti rimanda di te un'immagine un po' schifosa, tu a poco a poco ti convinci che fai schifo. E questo è un dolore.
Se invece una donna che ti piace ti dice coi suoi occhi che tu sei un uomo meraviglioso, il migliore di tutti… tu perdi la testa e le giuri amore eterno. E questa è una tragedia.
Ma a parte i fatti personali che ognuno c'ha i suoi, ogni mattina ti alzi, ti ritrovi davanti allo specchio e ti chiedi come sei.
Ebbene: non lo saprai mai.
Ma basta! Basta con questa esagerata attenzione all'estetica. L'importante è sapere quel che succede, capire la realtà che ci circonda, l'importante è sapere come va il mondo, eh. E per sapere come va il mondo…




questo sfoggio di giocare all'uncinetto con le opinioni

E poi e poi e poi
e poi e poi
faccio fatica anche a parlare
non ne ho voglia
non so neanche decifrare
questo gran rifiuto che io sento
non so se è un odio esagerato
o un grande vuoto
o addirittura un senso di sgomento
di disgusto che cresce
che aumenta ogni giorno
mi fa male tutto quello che ho intorno.

E poi e poi e poi
questo gran parlare
che mi viene addosso
bocche indaffarate,
volti da rubriche di successo
eterne discussioni
sono innocue esibizioni, ma fa effetto
questo gusto, questo sfoggio
di giocare all'uncinetto con le opinioni
sono stanco vorrei andarmene lontano
ma purtroppo mi ci invischio
ogni volta mi accanisco
è una droga, non ne posso fare a meno.
E poi e poi e poi
e poi e poi...

Ci siamo noi, un uomo e una donna
con tutte le nostre speranze, le nostre paure
che a fatica ogni giorno cerchiamo di capire
cos'è questa cosa che noi chiamiamo amore.

E poi e poi e poi
è un gran bombardamento di notizie
la vita è piena di ingiustizie
di soprusi veri
devi dare una mano
non puoi tirarti fuori
devi andare a votare, poco convinto
devi fare il tuo intervento
devi partecipare
a questo gioco di potere
sempre più meschino e scaltro
e tutto quello che io sento
è qualcos'altro
è qualcos'altro.
E poi e poi e poi
e poi e poi...

Io e lei, un uomo e una donna
in cerca di una storia del tutto inventata
ma priva di ogni euforia e così concreta
che intorno a sé fa nascere la vita.

E poi e poi e poi
non saremmo più soli io e lei
finalmente coinvolti davvero
potremmo di nuovo guardare il futuro
e riparlare del mondo
non più come condanna
ma cominciando da noi
un uomo e una donna.

E riparlare del mondo
non più come condanna
ma cominciando da noi
un uomo e una donna.




sabato 10 marzo 2012

in questo oceano senza fine gli innamorati non conoscono vergogna

Watching every motion 
In my foolish lover's game 
On this endless ocean 
Finally lovers know no shame 
Turning and returning 
To some secret place inside 
Watching in slow motion 
As you turn around and say 

Take my breath away 
Take my breath away 

Watching I keep waiting 
Still anticipating love 
Never hesitating 
To become the fated ones 
Turning and returning 
To some secret place to hide 
Watching in slow motion 
As you turn to me and say 

Take my breath away 
Take my breath away 

Through the hourglass I saw you 
In time you slipped away 
When the mirror crashed I called you 
And turned to hear you say 
If only for today 
I am unafraid 

Take my breath away 
Take my breath away 

Watching every motion 
In this foolish lover's game 
Haunted by the notion 
Somewhere there's a love in flames 
Turning and returning 
To some secret place inside 
Watching in slow motion 
As you turn my way and say 

Take my breath away 
Take my breath away 




Voce, chitarra e capelli. Colori su una tela


A due sorsi dal mare 
c’è una casa ubriaca 
sono occhi a guardare 
dove l’acqua si crepa. 
Il tuo nome è un segreto 
e che nessuno lo dica 
sono i sogni che lasci 
in questa casa ubriaca. 
E sapere 
sapere dove va questo mare 
e dove va ad asciugare. 
Che nessuno la baci 
la tua faccia bianca di cera 
e che il tempo migliore 
ti accompagni alla sera. 
Di colori e misteri 
è il colore dei pesci 
che nessuno li segua 
tutti i segni che lasci. 
E sapere 
sapere dove va questo mare 
e dove va ad asciugare. 
Che nessuno la baci 
la tua faccia bianca di cera 
e che il tempo migliore 
ti accompagni alla sera. 
A due sorsi dal mare 
c’è una casa ubriaca 
sono occhi a guardare 
dove l’acqua si crepa. 






giovedì 8 marzo 2012

Secondo me una donna è donna da subito.





Secondo me all’inizio di tutto c’è sempre una donna.
Secondo me una donna è donna da subito. Un uomo è uomo a volte prima, a volte dopo. A volte mai.
Secondo me una donna è coinvolta sessualmente in tutte le vicende della vita. A volte persino nell’amore.
Secondo me una donna innamorata imbellisce. Un uomo… rincoglionisce.
Secondo me in un salotto quando non c’è neanche una donna è come recitare in un teatro vuoto. Se invece non c’è neanche un uomo, tra le donne si crea una complice atmosfera di pace. Appena arriva un uomo è la guerra.
Secondo me un uomo che si vanta di iniziare le donne ai piaceri dell’amore è come il turista che mostra alla guida le bellezze della città.
Secondo me per una donna che non ha fortuna in amore non si può usare il termine “sfigata”.
Secondo me un uomo che dice di una donna “quella lì la dà via” meriterebbe che a lui le donne non gliela dessero proprio mai.
Secondo me una donna che fa l’amore per interesse è una puttana. Se lo fa invece perché le piace è… non c’è la parola.
Secondo me una donna che dice a un uomo con cui sta facendo l’amore “Come con te con nessuno” andrebbe comunque arrestata per falsa testimonianza.
Secondo me le donne quando ci scelgono non amano proprio noi… forse una proiezione, un’immagine, un sogno. Ma quando ci lasciano siamo proprio noi quelli che non amano più.
Secondo me il primo maschilista è stato Dio che si è fatto uomo. Però io, se fossi stato Dio, non so se la donna l’avrei firmata.
Secondo me una donna che si offre sessualmente a un uomo ed è respinta rimane sconcertata. Non ci può credere. Il suo primo pensiero è che lui sia omosessuale, ma in genere questa versione non regge. E allora pensa: ‘Eh già, lui si difende… ha paura di essere troppo coinvolto emotivamente… oppure si sente bloccato dall’eccessiva eccitazione…’ Il fatto che lei possa non piacere è un’ipotesi che non può assolutamente prendere in considerazione.
Donna, l’angelo ingannatore. L’ha detto Baudelaire.
Donna, il più bel fiore del giardino. L’ha detto Goethe.
Donna, femina maliarda. L’ha detto Shakespeare.
Donna, sei tutta la mia vita. L’ha detto un mio amico ginecologo.
Secondo me una donna che oggi fa la madre di famiglia e rinuncia a lavorare, sbaglia. Se invece lavora e rinuncia a fare la madre di famiglia, sbaglia. Se cerca contemporaneamente di lavorare e di fare la madre di famiglia sbaglia. Sbaglia comunque. L’uomo invece non sbaglia mai. Sono secoli che sa quello che deve fare. Forse è per questo che è così intronato. O forse anche per qualche altra ragione…




martedì 6 marzo 2012

posando, appendendo, gettando su schienali di sedie, ante di paraventi

Vestiario

da "Gente sul ponte"

Ti togli, ci togliamo, vi togliete

cappotti, giacche, gilè, camicette

di lana, di cotone, di terital,
gonne, calzoni, calze, biancheria,
posando, appendendo, gettando su
schienali di sedie, ante di paraventi;
per adesso, dice il medico, nulla di serio
si rivesta, riposi, faccia un viaggio,
prenda nel caso, dopo pranzo, la sera,
torni fra tre mesi, sei, un anno,
vedi, e tu pensavi, e noi temevamo,
e voi supponevate, e lui sospettava;
è già ora di allacciare con mani ancora tremanti
stringhe, automatici, cerniere, fibbie,
cinture, bottoni, cravatte, colletti
e da maniche, borsette, tasche, tirar fuori
-sgualcita, a pois, a righe, a fiori, a scacchi- la sciarpa
riutilizzabile per protratta scadenza.

[Wislawa Szymborska 1923 - 2012]



Ho scoperto questa scrittrice solo dopo la sua morte. Purtroppo.
Apprezzo di lei la sfrontata quotidianità, il poco timido pudore, la pacatezza del tono. 
Credo la sua poesia avrebbe dovuto avere più spazio nel mio bagaglio culturale, ma certe mancanze le avvertiamo solo quando ci vengono messe davanti.
Non si cerca più di scoprire, manca la curiosità.
Avremmo da trovare tutto ma ci accontentiamo di niente.

io non sono quello che tu immagini, ma un altro, assai differente.

Ho iniziato un nuovo libro.
Era da molto che non iniziavo qualcosa di nuovo.
Ho terminato molte cose, messo molti punti.
Pochi nuovi capoversi, poche lettere maiuscole.

Ho preferito dilatare i tempi in molti casi.
Li dilato tutt'ora.
Forse per concedermi il gusto dell'attesa, il gusto di qualcosa in divenire.
Quando si prende una decisione, in quell'istante esatto, tutto perde di entusiasmo, si esaurisce la trepidazione.

La condizione di vivere sospesa non mi aveva mai riguardato prima d'ora.

E' un'ammissione di inadeguatezza, di indeterminazione. 
Ti rende mutevole, non appesantisce i pensieri né tanto meno il corpo.
Ti permette di non prendere nulla né poco né troppo sul serio.





Chiunque tu sia che ora mi tieni per mano, senza una cosa sarà tutto inutile - è un avvertimento leale, quello che do, prima che continui a tentarmi: io non sono quello che tu immagini, ma un altro, assai differente.

Chi vorrà essere il mio seguace? Chi vorrà candidarsi il mio affetto?

La strada è sospetta,il risultato è incerto, fors'anche fatale. Dovrai rinunciare a tutto il resto, perché io ho la pretesa di essere il tuo unico ed esclusivo padrone; ma anche così il noviziato sarà lungo e faticoso, dovrai abbandonare ogni opinione e codice dell'esistenza passata alle vite che si mostrano intorno a te. Perciò lasciami ora, prima di tormentarti ancora di più; ti prego, scosta la tua mano dalle mie spalle, lasciami ora - e prosegui lungo il tuo cammino.

Walt Whitman, da "Calamus", Foglie d'erba




lunedì 5 marzo 2012

tutto contieni e tutto riassumi

Grigio


Rosso è il sangue che scorre nelle vene,
Giallo il sole che brilla sulle mie gelosie,
Verde l’erba,
che tra il Nero asfalto cresce.


Arancio il tramonto che consuma il giorno,
Azzurro il cielo che ho intorno,
Violetto l’orizzonte,
che si confonde col Blu della notte.


Bianche le nuvole, come pecore sparse, e felici,
Argento la luna che i miei sospiri accompagna,
Marrone la terra, 
che la pioggia Indaco, salvifica bagna.


Ma tu sei Grigio, che tutto sfuma,
perché tutto contieni e tutto riassumi.


In te c’è il sangue, e le gelosie, e l’asfalto, e l’erba.
Il tramonto, ed il cielo, e l’orizzonte, e la notte.
Le nuvole, e la luna, e la terra.


Ti infili in ogni spazio, in ogni più piccolo pensiero,
come nebbia circondi, e mi fai prigioniero.


Come Grigio sei: indistinto colore.
Così com’è incerto il tuo posto, nel cuore.
Tra nero e bianco all'infinito vagheggi,
indeciso in eterno, bianco o nero?
Nell’indeterminatezza galleggi.