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martedì 3 aprile 2012

"Se, come il viso, si mostrasse il core" [Ariosto]



Sono andata a scuola per tredici anni, tredici lunghi anni che mi hanno dato una buona cultura da rafforzare, un linguaggio forbito da migliorare e, forse, mi hanno dato gli strumenti essenziali per iniziare, finalmente a comprendere il mio viaggio, la mia vita.Ho imparato che non mi piace contare, anche quando a farlo è una macchina, perchè vedo in tale esercizio una staticità che non credo possa riprodurre la realtà che ci circonda; ho imparato che le date sono importanti, che vanno ricordate e impresse nella memoria poichè la storia torna sempre, anche se mascherata d'altro, anche se con vestiti diversi. Ho imparato che il latino e il greco non sono lingue morte, ma conoscerle mi ha permesso di arrivare laddove non potevo, di scoprire mondi lontani che, con grande stupore, ho saputo aver costruito il mio; ho imparato e letto di amori impossibili, di amori destinati a perdurare nell'eternità pur nella purezza e castità dei suoi amanti. Ho imparato di artisti che hanno inventato i colori, che hanno riprodotto la Natura e che hanno dato forma alle sensazioni nostre più recondite. Ho imparato che le piante hanno ciclo vitale proprio, così come gli animali e che l'uomo è l'animale più straordinario perchè ha il dono del pensiero, e spesso passa la vita a cercare di interpretarlo.Ho capito tanto in tredici anni, ho studiato ed ho imparato ma una cosa, forse la più utile al mio cammino, proprio non me l'hanno insegnata: non ho imparato a perdere. Non ho imparato che nella competizione si vince e si perde, non si può solo partecipare; non ho imparato che bocciare un esame, dopo aver studiato molto, non è da falliti ma che a volte ci vuole pure un po' di fortuna; non ho imparato che arriva un momento in cui è necessario scegliere da soli, senza che nessuno ci indichi la strada, ma tentando e provando, ancora e di nuovo.Non ho capito che perseverare è, sì diabolico, ma sbagliare è dannatamente umano e non possiamo sottrarci all'errore, se non rimanendo ancora alle posizioni di partenza. Ma soprattutto, dopo tredici anni di scuola non ho imparato a seguire i miei sogni, semplicemente perchè non ho avuto abbastanza coraggio per disegnarmeli.E', a mio avviso questo il grande compito che deve riprendersi la scuola oggi, restituire, oltre che una buona istruzione, la fiducia nei molteplici mezzi dell'uomo, nella creatività dei giovani e nella possibilità, nella reale possibilità intendo, degli studenti di creare un presente più vicino ed un futuro più fecondo.Omero, nel descrivere Odisseo, utilizza il termine greco polutropos indicandolo come l'uomo dal multiforme ingegno: ecco, credo che questo sia il termine più appropriato per indicare noi, il genere umano, l'essere in grado di fare molto, di costruire, edificare, di volare; così come Carducci, nella sua "Davanti a San Guido" riesce, con un gioco di parole, a fermare il tempo, così la musica ha potuto unire culture incomprensibili e lontane, grazie alla facoltà dell'uomo di plasmare il destino, la vita.Tale è il messaggio che voglio lasciar passare: non perdiamoci d'animo, è necessario perdere per comprendere che abbiamo lottato, abbiamo combattuto con tutte le nostre forze e che, prima o poi, vinceremo anche noi; e non sono d'accordo con Cartesio, non è completo dire "cogito ergo sum" ma sono speranzosa e credo che sia "sogno dunque esisto".
Valeria Donato 


Grazie Vale.
Guardiamo per la prima volta lontano. 
Oltre un traguardo fissatoci da qualcun'altro.
Oltre il fine ultimo.
Lontano.

domenica 1 aprile 2012

Se, camminando, ti imbattessi in me, parlami di te.




Camminando si apprende la vitacamminando si conoscono le cose
camminando si sanano le ferite del giorno prima.Cammina guardando una stellaascoltando una voceseguendo le orme di altri passi.Cammina cercando la vitacurando le ferite lasciate dai dolori.Niente può cancellare il ricordo del cammino percorso.




Rubén Blades

giovedì 29 marzo 2012

Senza fiato





Questa Luna
Oscurata a metà.
Luce flebile incalzata da un assordante vuoto.
A mezz'aria,
un sospiro soffocato all'altezza del cielo.


Silvia Zordan

lunedì 26 marzo 2012

Cantando marzo





Questa  pelle cede bianco a un cielo carta zucchero
vento inciampa nel mio biondo.
Come sul prato ondeggiano i miei riflessi.


Il sole c'è o non c'è
c'è luce qui dentro di me.


Silvia Zordan



mercoledì 14 marzo 2012

Non bussare… dietro la mia porta non ci sono più,



Avevo lasciato alle mie spalle una porta socchiusa.
E in un muto angolo avevo aspettato che il tuo piede mettesse fine a quell'attesa.
Chiuderla non mi era possibile.
Certi amori non finiscono se prima non sfiniscono noi.
Si è posato anche quel vento, si è posato sui mobili, gli stipiti, la maniglia.
Su di me.
Lo spiraglio di luce che filtrava e dorava la polvere sospesa si è offuscato.
Nella tua luce non ho visto nient'altro che il mio buio.
E in questo buio mi sono lasciata accecare.


Ultimo alito di vento.
Volano i capelli sugli occhi e li soffio via.
Nuova luce.
Non più da te. La porta si è chiusa.



Ninna nanna ( Il tuo futuro )

Ci saranno sempre gesti che mi muoveranno un brivido dall'interno.
Un bimbo che infila i piedini tra la tua coscia e il cuscino del divano.


Si spande il calore.
Si spande fuori e dentro.

Ti sei fatto posto nel divano come nel mio cuore.
Questa mano cerca difesa,
Che non incontri mai offesa.
Né terreno impervio
Dove rincorrere un pallone.
Calzette blu hanno trovato posto sotto la mia coscia.
Docile vizio che mi scioglie il cuore.
Rintana qui i tuoi piedi
Quando lavoro e fatica divoreranno il tuo giocare.
Che le tue fantasie ti restino accanto
E le tue ingenue paure non si facciano sopraffare dallo sconforto.
Rimani geloso di ciò che possiedi
E di tanto in tanto mantieniti disubbidiente.
Addormentati tardi la sera prima di una gita e svegliati ancora entusiasta.
Fai volare i tuoi aeroplani. 
Vola con loro. 
Non scendere fino a merenda.
Sporcati le mani e il naso di gelato, sei un clown bellissimo conciato così!
Non dimenticare come costruire una capanna di cartone. 
E fa lo stesso col tuo futuro.



Con amore.



lunedì 12 marzo 2012

Sedie a tre gambe

Il bisogno non è mai unilaterale. Si fa in due. O tre. O più.
Ma mai da soli.
L'egoismo è unilaterale.
Il bisogno, in fin dei conti, è ammissione di insufficienza, il "non ce la posso fare". La consapevolezza che non bastiamo a noi stessi.
Ma allora, messa così, nessuno può essere chiamato egoista!
Ma allora quando si entra nella concezione negativa?
Quando il nostro bisogno danneggia gli altri? Ma dai, non siamo ipocriti, ci danneggiamo continuamente. Lo chiamano "spirito di sopravvivenza", "di autoaffermazione".
Io sono più per compatirli gli uomini.
In fondo, considerarci dei lupi è veramente svilente. Se siamo diventati uomini un qualcosa di umano ci sarà stato svelato, no?
Siamo mancanti.
E la mancanza stimola il bisogno.
Siamo sedie a tre gambe. Stabili fino a quando non si decida di dondolarsi.
Al ché, si cade.
Bam!


giovedì 8 marzo 2012

Secondo me una donna è donna da subito.





Secondo me all’inizio di tutto c’è sempre una donna.
Secondo me una donna è donna da subito. Un uomo è uomo a volte prima, a volte dopo. A volte mai.
Secondo me una donna è coinvolta sessualmente in tutte le vicende della vita. A volte persino nell’amore.
Secondo me una donna innamorata imbellisce. Un uomo… rincoglionisce.
Secondo me in un salotto quando non c’è neanche una donna è come recitare in un teatro vuoto. Se invece non c’è neanche un uomo, tra le donne si crea una complice atmosfera di pace. Appena arriva un uomo è la guerra.
Secondo me un uomo che si vanta di iniziare le donne ai piaceri dell’amore è come il turista che mostra alla guida le bellezze della città.
Secondo me per una donna che non ha fortuna in amore non si può usare il termine “sfigata”.
Secondo me un uomo che dice di una donna “quella lì la dà via” meriterebbe che a lui le donne non gliela dessero proprio mai.
Secondo me una donna che fa l’amore per interesse è una puttana. Se lo fa invece perché le piace è… non c’è la parola.
Secondo me una donna che dice a un uomo con cui sta facendo l’amore “Come con te con nessuno” andrebbe comunque arrestata per falsa testimonianza.
Secondo me le donne quando ci scelgono non amano proprio noi… forse una proiezione, un’immagine, un sogno. Ma quando ci lasciano siamo proprio noi quelli che non amano più.
Secondo me il primo maschilista è stato Dio che si è fatto uomo. Però io, se fossi stato Dio, non so se la donna l’avrei firmata.
Secondo me una donna che si offre sessualmente a un uomo ed è respinta rimane sconcertata. Non ci può credere. Il suo primo pensiero è che lui sia omosessuale, ma in genere questa versione non regge. E allora pensa: ‘Eh già, lui si difende… ha paura di essere troppo coinvolto emotivamente… oppure si sente bloccato dall’eccessiva eccitazione…’ Il fatto che lei possa non piacere è un’ipotesi che non può assolutamente prendere in considerazione.
Donna, l’angelo ingannatore. L’ha detto Baudelaire.
Donna, il più bel fiore del giardino. L’ha detto Goethe.
Donna, femina maliarda. L’ha detto Shakespeare.
Donna, sei tutta la mia vita. L’ha detto un mio amico ginecologo.
Secondo me una donna che oggi fa la madre di famiglia e rinuncia a lavorare, sbaglia. Se invece lavora e rinuncia a fare la madre di famiglia, sbaglia. Se cerca contemporaneamente di lavorare e di fare la madre di famiglia sbaglia. Sbaglia comunque. L’uomo invece non sbaglia mai. Sono secoli che sa quello che deve fare. Forse è per questo che è così intronato. O forse anche per qualche altra ragione…




martedì 6 marzo 2012

io non sono quello che tu immagini, ma un altro, assai differente.

Ho iniziato un nuovo libro.
Era da molto che non iniziavo qualcosa di nuovo.
Ho terminato molte cose, messo molti punti.
Pochi nuovi capoversi, poche lettere maiuscole.

Ho preferito dilatare i tempi in molti casi.
Li dilato tutt'ora.
Forse per concedermi il gusto dell'attesa, il gusto di qualcosa in divenire.
Quando si prende una decisione, in quell'istante esatto, tutto perde di entusiasmo, si esaurisce la trepidazione.

La condizione di vivere sospesa non mi aveva mai riguardato prima d'ora.

E' un'ammissione di inadeguatezza, di indeterminazione. 
Ti rende mutevole, non appesantisce i pensieri né tanto meno il corpo.
Ti permette di non prendere nulla né poco né troppo sul serio.





Chiunque tu sia che ora mi tieni per mano, senza una cosa sarà tutto inutile - è un avvertimento leale, quello che do, prima che continui a tentarmi: io non sono quello che tu immagini, ma un altro, assai differente.

Chi vorrà essere il mio seguace? Chi vorrà candidarsi il mio affetto?

La strada è sospetta,il risultato è incerto, fors'anche fatale. Dovrai rinunciare a tutto il resto, perché io ho la pretesa di essere il tuo unico ed esclusivo padrone; ma anche così il noviziato sarà lungo e faticoso, dovrai abbandonare ogni opinione e codice dell'esistenza passata alle vite che si mostrano intorno a te. Perciò lasciami ora, prima di tormentarti ancora di più; ti prego, scosta la tua mano dalle mie spalle, lasciami ora - e prosegui lungo il tuo cammino.

Walt Whitman, da "Calamus", Foglie d'erba




lunedì 5 marzo 2012

tutto contieni e tutto riassumi

Grigio


Rosso è il sangue che scorre nelle vene,
Giallo il sole che brilla sulle mie gelosie,
Verde l’erba,
che tra il Nero asfalto cresce.


Arancio il tramonto che consuma il giorno,
Azzurro il cielo che ho intorno,
Violetto l’orizzonte,
che si confonde col Blu della notte.


Bianche le nuvole, come pecore sparse, e felici,
Argento la luna che i miei sospiri accompagna,
Marrone la terra, 
che la pioggia Indaco, salvifica bagna.


Ma tu sei Grigio, che tutto sfuma,
perché tutto contieni e tutto riassumi.


In te c’è il sangue, e le gelosie, e l’asfalto, e l’erba.
Il tramonto, ed il cielo, e l’orizzonte, e la notte.
Le nuvole, e la luna, e la terra.


Ti infili in ogni spazio, in ogni più piccolo pensiero,
come nebbia circondi, e mi fai prigioniero.


Come Grigio sei: indistinto colore.
Così com’è incerto il tuo posto, nel cuore.
Tra nero e bianco all'infinito vagheggi,
indeciso in eterno, bianco o nero?
Nell’indeterminatezza galleggi.



venerdì 10 febbraio 2012

Il tumulto del cielo



"e il tumulto del cielo ha sbagliato momento"

[Anime Salve, Fabrizio de André]

martedì 7 febbraio 2012

umile silenzio





E ti fermasti alla finestra. Era ancora lì.
Ti chiedesti come sopportasse ancora quel peso, umiliato in questa posa.
Eppure la mattina dopo risollevò il capo.
La neve si era sciolta.
 

martedì 24 gennaio 2012

Il mondo nuovo




Jacques D'Amboise playing with his sons
Seattle, Washington


"Perché il mondo non invecchia né ingrigisce, mai. Siete voi a diventare vecchi e grigi.
Finché vengono messi al mondo bambini, il mondo è nuovo, fiammante, esattamente come nel settimo giorno quando il Signore si riposò."

venerdì 25 novembre 2011

Sospesa


E quella domanda rimase appesa nell'aria subito dopo il fremito della sua risata.
Senza risposta.