Io, quella volta lì, avevo sessant'anni. Eravamo nel 2000 o
giù di lì. Praticamente ora. E vedendo le nuove generazioni, i venticinquenni
di ora così diversi mi domando: che eredità abbiamo lasciato ai nostri figli?
Forse, in alcuni casi, un normale benessere. Ma non è questo il punto. Voglio
dire... un’idea, un sentimento, una morale, una visione del mondo... No, tutto
questo non lo vedo. Allora ci saranno senz’altro delle colpe. Sì, il coro della
tragedia greca: i figli devono espiare le colpe dei padri.
Siamo stati forse noi padri insensibili, autoritari, legislatori di stupide
istituzioni? No. Allora dove sono le nostre colpe. Un momento, era troppo
facile per noi essere pacifisti, antiautoritari e democratici. I nostri padri
avevano fatto la resistenza. Forse avremmo dovuto farla anche noi, la
resistenza. E’ sempre tempo di resistenza. Perché invece di esibire il nostro
atteggiamento libertario non abbiamo dato uno sguardo all’avanzata dello
sviluppo insensato? Perché invece di parlare di buoni e di cattivi non abbiamo
alzato un muro contro la mano invisibile e spudorata del Mercato? Perché
avvertivamo l’appiattimento del consumo e compravamo motorini ai nostri figli?
Perché non ci siamo mai ribellati alla violenza dell’oggetto?
Il Mercato ci ringrazia. Gli abbiamo dato il nostro prezioso contributo.
Ma voi, sì, voi come figli, non avete neanche una colpa?
Dov’è il segno di una vita diversa? Forse sono io che non vedo. Rispondetemi:
dov’è la spinta verso qualcosa che sta per rinascere? Dov’è la vostra
individuazione del nemico? Quale resistenza avete fatto contro il potere,
contro le ideologie dominanti, contro l’annientamento dell’individuo?
D'accordo, non posso essere io a lanciare ingiurie contro la vostra impotenza.
C’ho da pensare alla mia. Però spiegatemi perché vi abbandonate ad un’inerzia
così silenziosa e passiva? Perché vi rassegnate a questa vita mediocre senza
l’ombra di un desiderio, di uno slancio, di una proposta qualsiasi? Forse il
mio stomaco richiede qualcosa di più spettacolare, di più rabbioso, di più
violento? No! Di più vitale, di più rigoroso, qualcosa che possa esprimere
almeno un rifiuto, un’indignazione, un dolore…
Quale dolore? Ormai non sappiamo neanche più cos’è, il dolore! Siamo caduti
in una specie di noia, di depressione... Certo, è il marchio dell’epoca. E
quando la noia e la depressione si insinuano dentro di noi tutto sembra privo
di significato. Si potrebbe dire la stessa cosa del dolore? No!
Il dolore è visibile, chiaro, localizzato, mentre la depressione evoca un male
senza sede, senza sostanza, senza nulla... salvo questo nulla non
identificabile che ci corrode.
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domenica 11 marzo 2012
Per il resto non è bello ciò che è bello, è bello ciò che ha audience.
Ma sì, in questo spappolamento generale, politica, cultura, spettacolo, tutto, non sono le idee che contano, no, non è la visione delle cose, no, non è la qualità dell'impegno, no: è l'astuzia del mestiere, è la bravura che conta, ma che dico la bravura... che conta... che conta… è l'audience!
Si fanno le statistiche, i sondaggi di opinione, le indagini di mercato e alla fine... hit-parade! Chi è in testa è più bravo, eh!
Pertini è primo da duecentoventi settimane. Wojtyla resiste al secondo posto incalzato dalla Carrà che è in netta ascesa. Baudo è stazionario. Seguono Craxi e Carmen Russo a pari merito.
Ma sì, ma sì, è inutile stare ad andare tanto per il sottile, è inutile stare lì a valutare la gente per quello che dice, per quello che fa, per come si comporta, ma chi se ne frega, l'importante è l'indice d'ascolto, l'importante è avere dietro le masse.
Si fanno le statistiche, i sondaggi di opinione, le indagini di mercato e alla fine... hit-parade! Chi è in testa è più bravo, eh!
Pertini è primo da duecentoventi settimane. Wojtyla resiste al secondo posto incalzato dalla Carrà che è in netta ascesa. Baudo è stazionario. Seguono Craxi e Carmen Russo a pari merito.
Ma sì, ma sì, è inutile stare ad andare tanto per il sottile, è inutile stare lì a valutare la gente per quello che dice, per quello che fa, per come si comporta, ma chi se ne frega, l'importante è l'indice d'ascolto, l'importante è avere dietro le masse.
Ecco, così: quattro deficienti.
Che faccia! Gli specchi non servono a niente. Non hanno tatto, sono maleducati. Dovrebbero riflettere un po' prima… prima di riflettere la mia immagine. Io non sono mica così, almeno credo.
Intanto sono meno piatto. Il naso lì per esempio non sporge, non risulta. È un tutt'uno con la faccia. Non sono mica un pugile! Per potermi vedere bene ci vorrebbero uno, due, tre, quattro specchi. Ecco, così: quattro deficienti.
Che faccia... io da sempre ho questa dominante verde che un po' mi preoccupa. Non sarà mica il fegato?.. No, ho fatto tutte le analisi. Mi hanno detto: "sano come un pesce". Approssimativi. Casomai "sano come un ramarro"!
E poi cosa si può vedere da una faccia ferma! Bisognerebbe riuscire a vedersi... in azione. E allora tenti qualche espressione, qualche atteggiamento, ti muovi, ti agiti, piangi, ridi, eh, eh, eh... che se poi magari uno ti vede da fuori dice: "Ma cosa fa quel narcisone davanti allo specchio?". Come "Cosa faccio?". Provo le mosse, come Little Tony! Cerco di vedermi in movimento. Per te è facile sapere come sono io perché mi vedi da fuori. Tu lo sai come sono io ma non sai come sei tu. Ignorante!
Maledizione, ognuno di noi sa benissimo come sono gli altri ma non sa com'è lui... voglio dire, come appare fisicamente. E questo è un disagio, perché tu puoi percepire la tua immagine soltanto negli occhi degli altri.
Se per esempio una donna che ti piace ti rimanda di te un'immagine un po' schifosa, tu a poco a poco ti convinci che fai schifo. E questo è un dolore.
Se invece una donna che ti piace ti dice coi suoi occhi che tu sei un uomo meraviglioso, il migliore di tutti… tu perdi la testa e le giuri amore eterno. E questa è una tragedia.
Ma a parte i fatti personali che ognuno c'ha i suoi, ogni mattina ti alzi, ti ritrovi davanti allo specchio e ti chiedi come sei.
Ebbene: non lo saprai mai.
Ma basta! Basta con questa esagerata attenzione all'estetica. L'importante è sapere quel che succede, capire la realtà che ci circonda, l'importante è sapere come va il mondo, eh. E per sapere come va il mondo…
Intanto sono meno piatto. Il naso lì per esempio non sporge, non risulta. È un tutt'uno con la faccia. Non sono mica un pugile! Per potermi vedere bene ci vorrebbero uno, due, tre, quattro specchi. Ecco, così: quattro deficienti.
Che faccia... io da sempre ho questa dominante verde che un po' mi preoccupa. Non sarà mica il fegato?.. No, ho fatto tutte le analisi. Mi hanno detto: "sano come un pesce". Approssimativi. Casomai "sano come un ramarro"!
E poi cosa si può vedere da una faccia ferma! Bisognerebbe riuscire a vedersi... in azione. E allora tenti qualche espressione, qualche atteggiamento, ti muovi, ti agiti, piangi, ridi, eh, eh, eh... che se poi magari uno ti vede da fuori dice: "Ma cosa fa quel narcisone davanti allo specchio?". Come "Cosa faccio?". Provo le mosse, come Little Tony! Cerco di vedermi in movimento. Per te è facile sapere come sono io perché mi vedi da fuori. Tu lo sai come sono io ma non sai come sei tu. Ignorante!
Maledizione, ognuno di noi sa benissimo come sono gli altri ma non sa com'è lui... voglio dire, come appare fisicamente. E questo è un disagio, perché tu puoi percepire la tua immagine soltanto negli occhi degli altri.
Se per esempio una donna che ti piace ti rimanda di te un'immagine un po' schifosa, tu a poco a poco ti convinci che fai schifo. E questo è un dolore.
Se invece una donna che ti piace ti dice coi suoi occhi che tu sei un uomo meraviglioso, il migliore di tutti… tu perdi la testa e le giuri amore eterno. E questa è una tragedia.
Ma a parte i fatti personali che ognuno c'ha i suoi, ogni mattina ti alzi, ti ritrovi davanti allo specchio e ti chiedi come sei.
Ebbene: non lo saprai mai.
Ma basta! Basta con questa esagerata attenzione all'estetica. L'importante è sapere quel che succede, capire la realtà che ci circonda, l'importante è sapere come va il mondo, eh. E per sapere come va il mondo…
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